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Competenza: dalle fondamenta alla credibilità | The Sliding Path

Competenza: dalle fondamenta alla credibilità

Consapevolezza, Percezione e Convinzioni sono le fondamenta. La competenza è il trait d’union che trasforma intenzioni in risultati, con metodo, confini e responsabilità.

The Sliding Path Tempo di lettura: 7′

The Path Line — piccoli passi, prove grandi.

Copertina dell’articolo: competenza e fondamenta (Adobe Stock – AD SANG PAP)
Foto: AD SANG PAP via Adobe Stock — Licenza standard.
Questo articolo fa parte del percorso: Consapevolezza Percezione Convinzioni

Perché la competenza è la quarta fondazione

Costruire una vita e una professione solide è come costruire una casa: servono fondamenta stabili. Dopo Consapevolezza, Percezione e Convinzioni, la competenza dà sostanza al “chi sono” con il “so fare”.

  • Dà sostanza alla consapevolezza: l’identità si chiude nel fare verificabile.
  • Raddrizza la percezione: gli altri leggono i risultati, non solo le intenzioni.
  • Rinforza le convinzioni: il “posso” diventa metodo + evidenze.
  • Protegge la credibilità: meno castelli di carte, più argini contro le mode.
Non improvvisarti competente: sii competente nei fatti e nelle azioni.

Excursus storico: le “finte competenze” di ieri e di oggi

Le finte competenze non sono nate oggi: la storia è piena di persone poco competenti ma scaltre, capaci di costruire posizionamenti apparendo esperte. Finché il fenomeno resta in un circolo ristretto, i danni sono contenuti.

Oggi il quadro cambia: piattaforme che amplificano il rumore, visibilità scambiata per perizia e perfino la privacy — che dovrebbe tutelarci — presenta vuoti di competenza. Sta tornando il principio del “dare a Cesare quel che è di Cesare”: rispetto dei confini professionali e delle responsabilità.

Società dell’attenzione e influencer: rischi e responsabilità

  • Incentivi degli algoritmi: premiano l’engagement, non l’accuratezza. Nasce la certezza performativa: toni assoluti al posto di metodi verificabili.
  • Collasso del contesto: consigli senza confini (salute, finanza, carriera) che ignorano responsabilità e casi-limite → danni potenziali.
  • Affidamento parasociale: fiducia “da amicizia” verso figure pubbliche con possibili conflitti di interesse (sponsorizzazioni/affiliazioni non chiare).
  • Velocità > verifica: pubblicare prima, correggere dopo (o mai). La versione errata resta più visibile della rettifica.
  • Privacy come vetrina: oversharing di dati e storie altrui, senza competenza su consenso e tutela.
  • “Competence theater”: estetica professionale (setup, tono, grafica) al posto di standard, evidenze e accountability.
Cosa fare, in pratica

Lato lettore

  • Valuta fonti, non follower: chiedi metriche di successo e casi.
  • Controlla disclosure (sponsorizzazioni, affiliazioni) e conflitti di interesse.
  • Cerca tracciabilità: metodi, procedure, limiti dichiarati.
  • Preferisci chi mostra revisioni e ammette “non lo so”.

Lato professionista

  • Dichiara confini e responsabilità (quando ti fermi e chiami un esperto).
  • Mostra standard, evidenze e casi, separando marketing da consulenza.
  • Prevedi una lista Stop & Call e un ciclo di feedback regolare.
  • Aggiornati con fonti autorevoli e documenta le revisioni.

Il mio punto di vista

“Dare a Cesare quel che è di Cesare” non è elitismo: è un principio di progresso. Vuol dire non negare opportunità a nessuno, ma favorire la trasformazione dall’interesse alla specializzazione, evitando incomprensioni e danni che nascono da carenze di competenza.

La formula che adotto nei percorsi è semplice: porte aperte + standard alti. Apriamo l’accesso (orientamento, risorse, esercizi), ma chiediamo metodo, evidenze e responsabilità in proporzione all’impatto. Così crescono la persona e il professionista, e cresce anche la fiducia collettiva.

In pratica: apprendimento accessibile, pratica guidata, feedback responsabile, riconoscimento del merito. È questo il modo concreto per tornare a “dare a Cesare” senza chiudere le porte a nessuno.

Il perimetro della competenza: saper dire “non lo so”

La competenza matura non è onnisciente: delimita.

  • Qui so come si fa.
  • Qui studio o mi faccio affiancare.
  • Qui non intervengo.

Se devi parlare di chirurgia, vai dal chirurgo, non dal macellaio: confini e responsabilità, prima di tutto.

Dalla pratica professionale: formazione, coaching, mentoring

Nei miei percorsi da formatore, coach e mentor ho visto che le persone davvero solide, prima di definirsi competenti, si mettono in discussione: auto-critica, auto-analisi, feedback e supervisione. Questo è l’avvio più efficace per allenare la consapevolezza dei propri limiti: da qui nascono maggiore convinzione dei propri mezzi e migliore percezione di sé.

La matrice della competenza consapevole

  1. Incompetenza inconsapevole — Non so di non sapere. Azione: reality check e supervisione.
  2. Incompetenza consapevole — So di non sapere. Azione: piano di apprendimento + pratica guidata.
  3. Competenza consapevole — So e so spiegare come faccio. Azione: aggiornamento e casi-limite.
  4. Competenza inconsapevole — Faccio bene “in automatico”. Azione: documentare processi, insegnare ad altri.

Obiettivo: stazionare tra 3 e 4, tornando spesso a 2 per ampliare i confini.

Come si allena la competenza (metodo pratico)

  • Pratica deliberata: micro-obiettivi chiari, difficoltà appena sopra il livello attuale, feedback.
  • Standard & evidenze: definisci “ben fatto” e raccogli prove (casi, numeri, esiti).
  • Feedback a 360°: mentore/pari/cliente con esempi concreti (“in quale passaggio…?”).
  • Giornale di bordo: cosa ho fatto, perché, esito, cosa cambiare.
  • Limiti operativi: lista Stop & Call per fermarti e chiedere supporto.
  • Aggiornamento programmato: slot mensili/trimestrali, non “quando ho tempo”.
  • Trasferimento: se non sai insegnarlo, non lo domini ancora.

Esercizio “Specchio”: il perimetro della mia competenza (interattivo)

Compila i passi. I dati restano solo sul tuo dispositivo (LocalStorage). Condivisione opzionale via Email/WhatsApp.

1) Mappa

2) Confini

3) Azione (60 giorni)

4) Commitment

Per approfondire (fonti autorevoli)

  • Dreyfus, S.E. (2004). The Five-Stage Model of Adult Skill Acquisition. Bulletin of Science, Technology & Society. PDF
  • Kruger, J., & Dunning, D. (1999). Unskilled and Unaware of It. Journal of Personality and Social Psychology. PDF PubMed
  • Council of the EU (2018). Key Competences for Lifelong Learning. EUR-Lex EU Publications
  • Treccani. Competenza – Vocabolario/Enciclopedia. Vocabolario Enciclopedia

Queste letture aiutano a responsabilizzare la competenza: tracciabilità dei fatti, standard e limiti dichiarati — non solo opinioni.

Prossimi passi della serie (torna a trovarci)

  • Forza di volontà — come allenarla senza bruciare motivazione.
  • Costanza — micro-abitudini, soglie minime settimanali.
  • Subconscio — bias e automatismi utili.
  • Bisogno latente vs manifesto — riconoscerli in sé e negli altri.
  • Confini & etica — dire “non lo so” come atto di competenza.

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Conclusione

Consapevolezza, percezione e convinzioni definiscono chi siamo e come ci vediamo. La competenza definisce quanto possiamo essere utili — a noi stessi, agli altri, al mondo. Non basta sembrarlo: occorre meritarlo, un passo al giorno.

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